Foglie morte

Non rimangono che pochi granelli sparsi
su di un foglio bianco, di quelle grandi emozioni
Noi che navighiamo su acque di succhi gastrici
ora calme e incolori
su una barca che ha dimenticato come si ondeggia
Una barca che forse ho perso
quando ero al bar del porto in cerca di vino

E la pioggia cade e non cade in biblioteca
Lo stesso grigiore si spande sui ragazzi
cui la testa si leva incerta dai libri
ed io pure devo ricordare
d’aver già preso la penna in mano

«Questo mio scrivere è solo accessorio»
E non sono riuscito a ribattere

L’armonia è sfuggevole e il mondo mi chiama
per amicizia o per dispetto ancora non so
ma un giovane mi chiede se ho freddo
e un bimbo mi saluta gaio agitando le braccia
Una telefonata infine mi costringe a parlare
Ma non sei tu a distrarmi

«Questo mio scrivere è solo accessorio»
E non riesco a ribattere
Dopotutto non sei amore, né odio
neppure un aroma di caffé forte
Non sei altro che l’occupazione della Solerzia
il verso di un tenore che si schiarisce la voce
Non sei più musica
Sopraggiunge la privazione della rima, del ritmo,
l’inchiostro scialbo non porta seco
l’umidore di lacrime o l’eco di risata
Il vino trabocca al bar del porto
ma io non me ne accorgo
eppur lo stomaco non canta tempesta

La tua immagine decade al campo umano e pratico
di un contratto per affittavoli
e la penna scansa la poesia
per apporre la firma

in lontananza s’ode ancora il Rosso
la lancetta procede incurante, la pioggia cade e non cade
Il tramonto è imminente.